L’Altra Medicina fanzine intervista Fabio Bottaini

Fabio, come definiresti l’Ectomusica?
L’Ectomusica è musica totalmente improvvisata che “viene fuori”, che viene creata anche da chi ascolta, non solo da chi fisicamente produce il suono. Cade la barriera che spesso esiste tra il musicista e l’ascoltatore.

In pratica che cosa accade durante le tue performances?
Io sono l’unico che ha fisicamente le mani sulla tastiera. Le note però entrano nella coscienza collettiva, che a sua volta agisce sull’atto musicale. Si forma una sorta
di loop che si autoalimenta. All’inizio emetto note a caso, poi la musica fa il resto, si
autoalimenta.

Perché è importante raggiungere il luogo in cui si forma la coscienza collettiva?
Coscienza collettiva è un termine moderno che esprime un fenomeno conosciuto in Oriente da migliaia di anni. Esiste un luogo dentro di noi, nelle nostre profondità, in cui
diventiamo un’unica cosa. Questo accade durante i miei incontri musicali, ed è stato provato anche scientificamente.

In che modo?
Attraverso il Brain Olotester che registra i tracciati delle onde cerebrali. Come accade
durante la meditazione o la preghiera si arriva ad avere la sincronizzazione dell’attività
cerebrale di più persone.

Arte e scienza possono quindi incontrarsi…
Certo, Ectomusica fa parte del progetto Quantum Art Group Italy: un gruppo
trans-disciplinare di artisti che si ispirano ai concetti scoperti dalla fisica quantistica.
Pensate solo all’idea di entanglement, cioè alla possibilità di connessione, di compenetrazione a distanza. Ci manifestiamo come entità separate ma ad un certo livello condividiamo tutti la stessa matrice.

Mi racconti come sei arrivato ad elaborare l’Ectomusica?
Io ho iniziato a suonare da bambino, ho fatto gli studi classici di pianoforte. Poi verso i 16 anni ho iniziato a sperimentare su di me i cosiddetti stati di coscienza non ordinari: il mio interesse si indirizzava verso l’invisibile e questo mi ha portato ad evolvermi anche musicalmente, è nato il mio amore per l’improvvisazione. Musica e ricerca sulla
coscienza sono infine confluite nell’Ectomusica, un termine che ho coniato nell’85.

Tu insisti molto sull’importanza della corretta accordatura dello strumento. Perché?
Dobbiamo accordare a 432 Hz perché è la frequenza che ci permette di viaggiare nello
spazio-tempo, di accedere a nuove dimensioni. Sono suoni di guarigione per noi e per la noosfera che coincidono con il battito cardiaco della Terra. È una storia poco conosciuta.

È una frequenza diversa da quella comunemente utilizzata dalle orchestre contemporanee?
Oggi si accorda sulla frequenza di 440 – 442 Hz, ma non era così in passato. E’ una convenzione moderna e il primo ad imporre i 440 Hz è stato un certo Goebbels.
E’ tempo di tornare alla vibrazione giusta.

A questo punto il lettore vorrà ascoltare la tua musica: dove si può trovare?
Io le chiamo “fiabe sonore” perché evocano immagini suggestive, regalano momenti
di serenità, di benessere. Le trovate sul mio sito internet. Mettetevi comodi e ascoltate.
E siete invitati agli incontri musicali, frequentati da persone davvero speciali. Io suono il piano ma la musica che ascoltate è di tutti.

Realizzato in collaborazione con L’Altra Medicina fanzine                                                       Trovi l’intervista alle pagg. 13-14-15

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